Varie narrazioni dello spirito natalizio

Il Natale non gode della simpatia di tutti. Forse a causa di quelle formule diventate abitudinarie, fredde e stantie (“a te e famiglia”), forse per il traffico che moltiplica il nostro stress, forse per gli eccessi consumistici che lo hanno flagellato compromettendone, in alcuni casi, l’essenza; forse perché, per le persone sole, è il periodo più triste dell’anno, una prova durissima da affrontare; forse per quel buonismo sdolcinato veicolato da film di serie C, la retorica dei buoni sentimenti spesso intrisa di ipocrisia; oppure perché “non dovresti essere buono un giorno solo ma tutto l’anno”. Tuttavia questa festa mi emoziona ancora molto. Quando mi imbatto nei presepi artigianali, che rappresentano l’autentica radice cristiana della festa, quando ascolto i ciaramiddari e gli zampognari che riportano la mia mente a dolci ricordi d’infanzia, quando vado in Germania tra i mercatini natalizi innevati e gusto una bevanda calda con le persone del posto in un’armonia di luci, musiche, colori che fa bene al cuore; quando incontro gli anziani tedeschi che custodiscono la palla dell’albero di Natale (regalata loro dai nonni quando erano bambini) come il tesoro più prezioso della loro casa, sento che questo periodo, se lo viviamo in un determinato modo, contiene in sé ancora oggi una luce ed una magia del tutto speciali, tanto da rivelarsi come uno straordinario moltiplicatore di solidarietà in tutto il mondo.

In letteratura fu senz’altro Charles Dickens, con “Il Canto di Natale” (“A Christmas Carol”, anno 1843), a lasciare un segno indelebile sulla percezione popolare di questa festa. Il protagonista Ebenezer Scrooge, uomo solo, avaro ed egoista, riceve nella notte la visita degli spiriti natalizi che lo scuotono dal torpore di una vita sprecata, trasformandolo in un uomo saggio affamato di luce, solidarietà e relazioni. Il tutto avviene in un contesto sociale permeato dalla trepidante attesa del Natale (famiglie in fermento pur tra le difficoltà della vita, enti benefici, bambini in festa). Fu un successo editoriale senza precedenti, riempiendo pure i teatri che lo riproposero sul palco e, molti anni dopo, a partire dal 1901, anche le sale cinematografiche (dal film muto di Walter R. Booth alla versione animata di Disney fino alle scorpacciate di effetti speciali delle varie versioni degli ultimi anni). A proposito di cinema, i film a tema natalizio si sprecano. Ne cito alcuni a me molto cari. In “La vita è meravigliosa” di Frank Capra (1946) George Bailey è un onesto uomo di buona volontà che, in seguito ad una serie di circostanze sfortunate e a causa della voracità senza scrupoli del signor Potter, si trova nella più nera disperazione e decide di suicidarsi. L’intervento di un angelo e l’insperata solidarietà di gran parte della cittadinanza lo salvano e gli regalano il giorno più bello della sua vita. Nell’augurio di “Buon Natale!” urlato gioiosamente a tutti c’è la speranza, la gratitudine, l’abbraccio di una città che ha compreso il suo travaglio e lo ha sostenuto come poteva, dando prova delle potenzialità di una comunità coesa e attiva.

Di “Joyeux Noël” di Christian Carion (2005) ho già accennato in un precedente articolo. Durante la Prima Guerra Mondiale, in occasione della tregua natalizia, i soldati degli eserciti contrapposti, stremati e ispirati dai canti religiosi, fraternizzano tra loro e interrompono di fatto le ostilità a dispetto degli ordini ricevuti. Un fatto realmente accaduto e purtroppo ignorato per troppi anni.

Il film natalizio probabilmente più politicamente scorretto della storia, ma non privo di slanci morali, è “Babbo Bastardo” di Terry Zwigoff (2003). Billy Bob Thornton interpreta Willie, alcolizzato, ossessionato dal sesso, volgare, organizzatore ed esecutore di piccoli e grandi furti. Si veste da Babbo Natale proprio per racimolare qualche spicciolo e, soprattutto, per preparare e mettere a segno dei colpi durante le festività. Incontra Thurman, un bimbo obeso, goffo e ingenuo, orfano di madre e col padre in carcere, vittima dei bulli, il quale crede che Willie sia davvero Babbo Natale, il Babbo Natale più improbabile e al vetriolo che si possa immaginare. Tra i due nasce un esilarante rapporto di complicità. In fondo la vita è stata dura con entrambi e probabilmente è questo a generare una speciale empatia tra i due. Willie detesta i bambini ma comincia a pensare che quel Thurman, così ingenuo e goffo, sia l’unica cosa buona che gli sia capitata nella vita. E così si sacrifica per lui in un commovente gesto d’ amore quasi fatale.

Infine vorrei citare “Lassù nevica” di Vivian Naefe (2012). A Monaco di Baviera, alla vigilia di Natale, si incrociano storie di vita di un condominio. La caduta sul ghiaccio di un pastore protestante fa sì che tutti si riuniscano in un’unica casa per poterlo soccorrere. C’è il vecchio solitario e brontolone che da anni non parla più con la figlia, la vecchietta che soffre di solitudine, la ragazza appena divorziata che non sa come gestire la situazione con la figlia; c’è una donna stanca della sua “indispensabilità”, c’è una coppia in crisi, una figlia ribelle e così via. Il pastore si troverà immerso in questo improvviso scorcio di umanità e troverà l’ispirazione per il suo primo sermone natalizio che tanto lo aveva messo in crisi fino a qualche ora prima. E sarà un sermone non basato sulle nozioni dei più colti teologi ma su un’esperienza di vita vissuta. Un’esperienza di incontro, di riconciliazione, di mutuo aiuto.

Il Natale ha ispirato ovviamente anche la musica. A volte con testi altamente profondi e spirituali (“Luce dona alle menti, Pace infondi nei cuor”), a volte con testi banali e giocherelloni, a volte cantando la nostalgia della solitudine (penso alla struggente, bellissima “Please come home for Christmas” portata al successo dagli Eagles), a volte con toni importanti di denuncia sociale (su tutte “Happy Christmas – War is over” di John Lennon, purtroppo più attuale che mai nel suo contrasto alla guerra). Le melodie natalizie sono davvero tante in questo periodo dell’anno e inondano luoghi pubblici e privati rischiando di generare crisi di rigetto. Ma la mia speranza è che, in tempi così bui, lo spirito natalizio possa accendere una fiammella nel nostro cuore e consentirci, tutti insieme, di rendere il mondo un posto migliore. Buon Natale!

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