Il sopravvissuto e la leggenda della camera: il vantaggio di parlare il serpentese

Grandi e meritatissimi applausi per la bellissima trasposizione teatrale in quattro atti, a firma e regia di Giuseppe Nicolosi, di Harry Potter e la Camera dei Segreti, Una Produzione, all’Auditorium Luigi Gonzaga di Catania, andato in scena sabato 9 dicembre c.a.

Una sera, mentre trascorre le vacanze dagli zii, Harry Potter riceve la visita di Dobby, un elfo domestico, che gli dice che non potrà tornare alla scuola di magia perché qualcuno vuole ucciderlo e fa una magia a quella casa. Il Ministero della Magia pensa sia stato Harry a compiere la magia e gli ricorda che non può usare i suoi poteri nel mondo dei Babbani durante l’estate.

Una notte i Weasley arrivano davanti alla sua finestra a bordo di un’auto volante e portano Harry a casa loro.

Harry e Ron raggiungono la scuola a bordo dell’auto volante e scoprono che c’è un pericoloso mostro che incombe sulla scuola. Apprendono la notizia che sia stata riaperta la Camera dei Segreti, una stanza creata da Salazar Serpeverde per difendere i propri dipendenti, nella quale ci sarebbe un mostro terribile. Il nuovo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, al posto di Raptor, è Gilderoy Allock. Harry è in grado di parlare il serpentese (come Voldemort) e pensano sia stato lui a riaprire la Camera dei Segreti.

Harry, Ron ed Hermione vogliono scoprire chi ha riaperto la Camera dei Segreti e fanno esperimenti sulla pozione polisucco. Nella scuola si susseguono gli strani incidenti ed Hagrid viene fatto arrestare dal Ministro della Magia. che Il mostro della Camera dei Segreti, un basilisco, ha il potere di pietrificare chiunque lo guardi negli occhi. Ginny Weasley, sorella di Ron iscritta al primo anno, scompare.

Harry e Ron cercano di salvare Ginny, insieme al professor Allock, che in realtà è un millantatore e conosce soltanto l’incantesimo per alterare la memoria. Quindi Harry è in grado di aprirla. Qui Harry incontra Tom Riddle, il giovane Lord Voldemort ai tempi della scuola, che è tornato in vita grazie ad un diario incantato che Lucius Malfoy ha dato a Ginny.

Con l’aiuto della fenice del professor Silente, Harry sconfigge il basilisco e salva Ginny.

Un folto cast con grande affiatamento scenico e preparato da un attentissimo lavoro registico; costumi adeguati e molto attinenti alla saga cinematografica, belli e consoni gli effetti speciali molto efficaci nella loro semplicità; ben studiati e stimolanti i giochi di luce.

Scene ed oggetti di scena di Alessandra Liotta, Giorgia Amore, Coralba Costanzo, Irene Motta e Chiara Longo, Basilisco di Salvo Leotta, coreografie di Marilena Orlando, responsabile audio Alessandra Liotta, direzione di scena Chiara Longo, lighting designer Carolina Pulvirenti, make up di Sofia Scalia, responsabile botteghino Marianna Nicolosi, social media e grafica di Gabriella Gangemi, fotografia di Dèsirèe Russo, tecnico luci Christian Virzì, illustrazione locandina di Alessandra Liotta.

Tutti adeguati, divertenti, ben caratterizzati i giovani attori in scena (più il regista nei panni di un severissimo Piton dai capelli nero corvino) con i loro rispettivi personaggi: Anthony Foti – Harry Potter, Giorgia Amore – Minerva Mcgranitt, Giuseppe Bersola – Ron Weasley, Irene Motta – Hermione Granger, Carlo Lanza – Albus Silente, Pascal Corradino – Gilderoy Allock, Giuseppe Nicolosi – Severus Piton, Francesco Amato – Draco Malfoy e Tom Riddle, Chiara Longo – Pansy Parkinson, Coralba Costanzo – Coraline Canon, Alessia Ferlito – Ginny Weasley, Daniele Mastrosimone – Argus Gazza, Marilena Orlando – Poppy Chips e Fanny, Martina Marullo – Mirtilla Malcontenta, Marco Serra – Rubfus Hagrid, Federico Urso – Lucius Malfoi, Vincenzo Vilardita – Salazar Serpeverde, Gabriella Gangemi – Priscilla Corvonero ed infine il piccolo Mattia Ranieri nei panni di Dolby, servitore di casa Malfoy.

Un lungo elenco di giovani attori che si cimenta nella non facile rivisitazione teatrale della saga di Harry Potter a firma Joanne k. Rowling.

Giunti al secondo capitolo, non si fermeranno fino al settimo ed ultimo (almeno fino ad ora).
Un lavoro che richiede attenzione, studio, preparazione e tanta passione, passione che in questi casi ha sortito il suo effetto sfociando in una mise -en scène piacevole e godibile, trascinante, avvincente.

Grande merito al regista, Giuseppe Nicolosi che ha saputo cucire le varie scene con grande abilità ed intelligenza lavorando sulle singole personalità degli attori.

Delizioso e naturale il piccolo Mattia Ranieri che ha donato al suo Dolby la freschezza dell’ingenuità ma anche la furbizia giusta per spuntarla sugli eventi.

Molto adeguato nella sua interpretazione il protagonista, e diremo pure, abbastanza somigliante con la sua splendida riservatezza ed un pizzico di incoscienza, l’attore Anthony Foti, sostenuto dal suo parlare in serpentese frutto dello spirito e del segno di Voldemort che reca sulla fronte.

Anthony Foti, insieme a Giuseppe Bersola (Ron) e Irene Motta (Hermione), formano, sulla scena, un trio armonico ed in perfetta sintonia.

Molto divertente e ben caratterizzato il personaggio del fantasma di Mirtilla Malcontenta, che vive in un bagno di Hogwarts, l’abile Martina Marullo.

Molto garbata e valente l’interpretazione di Ginny Weasley, sorella di Ron da parte della brava Alessia Ferlito. A lei un plauso particolare nella scena finale che vede la battagia di Potter contro il Basilisco: Alessia rimane perfettamente immobile distesa sul palcoscenico e, nonostante il fumo scaturito dalle magie di Harry, il suo corpo inanimato resta tale per un tempo davvero considerevole.

Esuberante, divertente, assolutamente padrone della scena, l’attore Pascal Corradino nel ruolo del mago truffaldino Gilderoy Allock.

Un lavoro ben strutturato, pulito, semplice e per questo vincente che onora il teatro ed invita i giovani ad approcciarsi ad esso con il rispetto che si deve ad un’antica arte, preziosa perla culturale di inestimabile valore.

Aspettiamo ansiosi il terzo capitolo.

La magia è un ponte che ti permette di passare dal mondo visibile in quello invisibile. E imparare le lezioni di entrambi i mondi.
(Paulo Coelho)

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