La notizia mi giunge per radio. E le lacrime bagnano subito il viso. È come perdere un amico, è questa la sensazione. Un amico capace di tenerezza, di parole che segnano il cuore e la mente, di lucide analisi partendo dagli ultimi, di una carezza ai malati e ai più disperati, di accorati e schietti appelli ad un mondo sordo, egoista, crudele, violento, cinico, freddo, malato di calcolo e sopraffazione (anche, e tanto, all’interno della Chiesa). Le sue ultime energie, con appena la forza di respirare, le ha dedicate ai detenuti di Regina Coeli. Questa sua testimonianza ci segna dentro, nel profondo.
Umanità; vicinanza e non distanza. E poi… bontà e non buonismo. La differenza tra queste due parole apparentemente simili non è a mio avviso un dettaglio. Si tratta di dire e fare le cose con sincerità e non perché devo dire ciò che è mio dovere dire anche se non lo penso oppure ciò che la maggioranza vuole che io dica. E così avevi sempre la sensazione di un uomo prossimo a te. Quando chiedeva di pregare per lui (non certo per egocentrismo ma per la consapevolezza dell’enormità del compito), quando sottolineava gli abissi che la guerra causa soprattutto ai più umili e indifesi; quando metteva l’accento sulla condizione dei migranti e sulla stoltezza di politiche ottuse e prive di rispetto e soprattutto prive di un orizzonte più ampio che vada oltre l’istinto della paura, spesso foraggiato da uomini senza scrupoli. Quando rimarcava lo scandalo della povertà assoluta.
Purtroppo si è spenta la voce più autorevole della speranza di pace e giustizia. Questo è un altro aspetto che mi fa piangere il cuore. Il panorama attuale è così pieno di catastrofi umanitarie che avremmo un bisogno disperato di testimoni come Papa Francesco.
Mai nella storia così tanto potere economico concentrato in pochissimi soggetti, a dispetto di moltitudini senza futuro.
Mai come oggi la guerra si è spinta oltre ogni limite. Una volta si diceva, a voler sottolineare un atto estremo, particolarmente vile e vigliacco “non sparare sulla Croce Rossa”; oggi si mira alle ambulanze, agli ospedali, alle chiese, senza pudore alcuno.
Mai come oggi la situazione climatica ed ecologica mette a rischio le presenti e, soprattutto, future generazioni.
Sì, avevamo tanto bisogno della voce e della presenza di Papa Francesco.
Nella speranza che arrivino presto nuovi testimoni, l’unica cosa che possiamo fare è cercare, nel nostro piccolo, di testimoniare noi stessi, di farci contagiare dal suo esempio, di trarre dal di dentro il meglio che possiamo. Con umiltà e coraggio.
Ciao amico nostro, e grazie.