“Atmosfere cromatiche” è l’intitolazione data alla collettiva inaugurata mercoledì 18 dicembre nelle sale della Fondazione Grimaldi di Modica, curata dal critico d’arte Salvatore Parlagreco e organizzata dall’ARS Iblea. Una mostra pittorica di grande pregio che fa emergere il talento di sei artisti iblei: Rita Albergamo, Emanuele Bellio, Giovanni Bellio, Giuseppe Fratantonio, Giuseppe Gianì e Agostino Viviani. L’ARS Iblea non è soltanto il Gruppo di appartenenza che li accomuna, ma è, anche un modus operandi che hanno adottato tutti i suoi componenti, ovvero “trasmettere bellezza naturale e morale, rappresentare pensieri per raggiungere la conoscenza e rilevare sè stessi”.
Pur nella loro diversità tecnica, operativa e di contenuti, ciascun artista ha saputo trasfondere il proprio mondo interiore e regalarlo ai numerosi visitatori che si sono intrattenuti sia ad ascoltare la parte introduttiva, curata dal Professor Salvatore Parlagreco e dalla Dottoressa Ludovica Arcieri, con l’intervento dell’Avv. Salvatore Campanella, Presidente della Fondazione Grimaldi, sia a dialogare con gli stessi autori al fine di apprendere notizie sul loro operato.
Rita Albergamo ha interpretato “l’Isola nell’Isola che attrae, fagocita il cielo nel mare, respira della calura, la natura selvaggia e generosa. Bella come i suoi colori, solare come i suoi volti”. Nature morte che sanno di Sicilia e di passione per la propria terra.
Emanuele Bellio ha catturato “il tempo/artista che disegna sui volti con tocchi diversi: leggeri o marcati. Ogni segno un ricordo da trasformare in esperienza”. Il ritratto che diventa metafora del tempo che trasforma i corpi ma non le anime.
Giovanni Bellio con la spatola ha impresso “il mistero degli occhi dove si cela il detto e non detto. Un’alchimia dove tutto il resto scompare”. Poche, apparenti, spatolate che racchiudono l’intensità del vissuto.
Giuseppe Fratantonio ha colto “una marmorea visione dell’orizzonte, in cui terra e cielo si amalgamano mutevoli in un dialogo di mute evanescenze”. Panorami che “parlano” da soli narrando se stessi.
Giuseppe Gianì fa esplodere il richiamo della Pace “negli sguardi innocenti di bimbi a cui, gli adulti, stanno strappando il futuro” in una verisimiglianza che ammalia e turba.
Agostino Viviani produce “geometrici effetti visivi che si snodano in sagome amorfe i cui statici rimbalzi deflagrano in frammenti di caleidoscopio”. Qui l’uso del colore, non casuale, emerge in tutta la sua forza.
La mostra sarà visitabile fino al 30 dicembre, dalle 16 alle 20 (tranne il 22, 24, 25 e 29 dicembre).