“La più grande tragedia dell’umanità”: storia di ripetuti harakiri

Grandi ed ammirati applausi di gradimento per lo spettacolo teatrale ‘La più grande tragedia dell’umanità’, testo e regia di Jacopo Giacomoni, andato in scena venerdì 25 e sabato 26 ottobre, al Roots, in via Giuseppe Borrello 73, a Catania, prodotto dalle compagnie Evoè del Trentino e la veneta Malmadur.

Questa è una storia di ordinaria follia: quella umana.

Testo geniale, garbato, intelligente ed elegante, rappresentato sul palcoscenico teatrale per condurre, mano nella mano, lo spettatore ad una profonda riflessione.

“Ora l’Eterno vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che tutti i disegni dei pensieri del loro cuore non erano altro che male in ogni tempo. E l’Eterno si pentì di aver fatto l’uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo”. (Genesi 6: 5-6)

La creazione dell’umanità, l’unico errore di Dio e, sicuramente, non basterebbe il suo pentimento per riparare una così grande “caduta di stile”.

La peggiore bestia del creato, l’umanità. Ed ogni giorno reca il suo affanno: la ricerca spasmodica di prepotenti prevaricazioni, un continuo, interminabile, beffardo harakiri ai danni di se stesso.

Alla fine soltanto il più forte vincerà il suo trofeo.

Trofèo dal lat. Tardo trophaeum per il class. tropaeum, che è dal gr. τροπαῖον e τρόπαιον, propr. «monumento che rammenta la sconfitta, la messa in fuga del nemico.

Logica deduzione, dunque: il trofeo rappresenta il successo di una misfatta perpetrata ai danni dei propri simili.

“La più grande tragedia dell’umanità” è uno spettacolo interattivo dove il pubblico viene chiamato ad operare una scelta tra due tragedie: si comincia con la richiesta di scelta tra la perdita di un cellulare ed un attacco improvviso di colite per arrivare ad un amore tradito, a un’epidemia, alla violenza sugli animali e sulle donne, al razzismo, al genocidio, all’assenza di empatia.

Qualche volta poi, il metodo delle votazioni può cambiare: il diritto di voto viene concesso soltanto a chi tra i presenti ha vissuto la stessa tragedia. C’è poi chi si astiene tramite un cartellino bianco che servirà, a fine spettacolo, per scrivere su di esso quale, per ogni singolo spettatore, è la tragedia più grande dell’umanità e collocarlo all’interno di quel trofeo che impera glorioso al centro della scena. Nessuno leggerà i contenuti di ogni cartellino ed è la cosa più ragionevole che si possa fare: ogni personale tragedia ha la medesima importanza ed ognuna è degna di rispetto e comprensione. Niente giudizi, pregiudizi e nessun termine di paragone.

Tutti viviamo le nostre tragedie e tutti siamo la tragedia di noi stessi.

Esilarante risulta la numerazione seriale delle tragedie lette in scena qualche volta algebricamente in numeri con segno negativo.

Molto simpatico il video, come piccola pausa dello spettacolo, che mostra una carrellata di marachelle dei gatti: maldestri, scattanti, agili; piccoli felini indipendenti e fieri.

La più grande tragedia dell’umanità è l’uomo, la sua crudele incoerenza, le sue scelte insane, folli, guerrafondai; le sue convinzini autolesioniste.

E’ nella sua ignoranza che si fonda ogni tragedia: la guerra, i genocidi, il razzismo, il sessismo: ci fermiamo qui poiché la lista rischierebbe di diventare troppo lunga.
Garbati, preparati, eleganti, disinvolti i due attori dell’arguta messa in scena, Jacopo Giacomoni e Yoko Yamada. Molta sinergia e complicità rendono fluibile uno spettacolo che, sembra semplice ma che in realtà richiede parecchia attenzione e delicatezza nella conduzione.

Il testo è stato finalista di NdN Network drammaturgia Nuova 2020 ed è stato selezionato nel 2022 dal bando Piattaforma per la circuitazione dello spettacolo professionale in Trentino- Alto Adige, promosso da TSB, CSCSC, CTT.

Antonella Caldarella e Steve Cable offrono al pubblico del ROOTS, rappresentazioni teatrali intelligenti, originali, nuove e di alto contenuto culturale – educativo.

“Il teatro non è solo divertimento, ma lascia di più quando è fatto per far riflettere, conoscere, emozionare e si, anche incavolare. Perché senza rabbia o dolore non si cambia, si procede nel cammino della vita senza valori, obiettivi, pensieri”.

La tragedia della vita è che diventiamo vecchi troppo presto e saggi troppo tardi.
(Benjamin Franklin)

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