È un’esperienza animata, immersiva e surreale, l’ultimo lavoro dell’artista romana Alessandra Carloni “Visionaria – Viaggio nel mondo di Calvino”, una serie di dipinti a olio e tecnica mista, ispirati allo scrittore sanremese, nel recente centenario della nascita celebrato in Italia e all’estero.
La rassegna è stata presentata ed esposta al pubblico, dal 17 al 30 maggio 2024, nelle Sale di Palazzo della Cancelleria a Roma a cura della Galleria Dadart di Salerno, e una cospicua selezione è accessibile sulla pagina web www.alessandracarloni.com, che ripercorre la vasta produzione di tele, disegni e opere di street-art tra città e borghi italiani.
Attingendo agli scritti calviniani, il racconto pittorico di “Visionaria” ne sviluppa le tematiche attraverso un linguaggio di immagini sospese, che investe la messa in scena di personaggi, vicende e luoghi, in cui il colore è la forma del sogno e viceversa.
A ogni testo corrisponde una sperimentazione espressiva, con interpolazioni e commistioni visive quando il nucleo concettuale è comune ad altre opere: da Il barone rampante viene la riflessione sul rapporto tra uomo e natura; da Marcovaldo e da Le città invisibili discende la relazione tra l’uomo e la città; mentre da Se una notte d’inverno un viaggiatore e dalle Lezioni americane arriva il raffronto labirintico tra il particolare e l’universale, misurati in termini di ragione ed emozione.
In un paesaggio metafisico, che cita le architetture fuori dal tempo e dallo spazio dei pittori surrealisti e la tradizione artistica giapponese, dalle stampe dei maestri dell’Ukiyo (“mondo fluttuante”) come Hokusai fino alle animazioni contemporanee di Miyazaki, costruzioni senza peso levitano tra tetti e merlature, muri e guglie (“Entrata in città”, “Equilibri urbani”, “Upside down city”, “Zobeide”, “Visionaria”), mentre sul rigore del tratto si impone il morbido abbraccio di colori rassicuranti, che tanto potrebbero raccontare.
Del resto, «Le città sono un insieme di tante cose: di memoria, di desideri, di segni d’un linguaggio, le città sono luoghi di scambio» – scrive Calvino – «…ma questi scambi non sono soltanto scambi di merci, sono scambi di parole, di desideri, di ricordi».
Questo articolato patrimonio di relazioni è stato esplorato dall’artista, alla ricerca di significati, interpretazioni o solo di forme ispirate dalla semplice lettura.
Perché hai scelto di rappresentare le opere di Italo Calvino?
«Calvino è sempre stato tra i miei scrittori preferiti sin da bambina. Ho amato i suoi romanzi e i racconti, e ho sentito le sue storie vicine per l’ideazione onirica e surreale, e la ricchezza di significati, che ha consentito anche a me di raccontare attraverso le immagini. Il progetto è maturato tra l’autunno e l’inverno scorso, al termine di un ciclo di interventi pittorici di street-art per borghi».
Quale ispirazione ti ha guidato nella realizzazione delle Città Invisibili?
«”Le Città Invisibili” di Calvino consentono la massima sperimentazione per l’immaginazione. Il disegno conosce la scrittura, ne raccoglie la portata, ma il risultato è un universo visionario. A volte questa visionarietà ispira altre letture, estranee persino alla consapevolezza di chi dipinge, ed è in un certo senso il potere dell’opera: è il potere dell’arte di comunicare, stimolare, fare pensare o semplicemente attrarre l’osservatore. In realtà però il mio interesse è precedente, l’avevo sperimentato già con “Cosimo”».
Il riferimento è alla rassegna “Cosimo” (2017), che conteneva la prima radice di “Visionaria” (2024) su Il barone rampante. Stavolta, invece, il protagonista è ritratto come Dafne, con la testa, i capelli e gli arti metamorfizzati, parte egli stesso di un albero e della natura, libero in contrapposizione a “Marcovaldo”, imprigionato nella conflittualità urbana. La personificazione degli alberi passa anche per i titoli (“Un nuovo amico”), per le emozioni di Cosimo, tra i riverberi turchese e corallo dell’alba e del tramonto sui tronchi (“La mia casa”) o il calore della vicinanza di Viola (“Cosimo e Viola”); per il suo contrasto interiore, tra fronde vivide contro rami spogli (“A metà”) e per il magnetismo animato che lo attrae in un fascio di luce (“Ascesa”) sulla sommità dell’albero, dal quale emerge come un cavaliere armato di lama (“La sfida”).
Qual è il filo che lega le tavole delle Lezioni Americane?
«Ho immaginato un personaggio, una sorta di alter ego, che partecipa all’opera con la sua stessa presenza, viaggia al suo interno e conduce un certo tipo di messaggio, passando da un tema all’altro delle Lezioni. Questo personaggio è implicito o esplicito, come si può vedere per ciascuna tavola».
Ed effettivamente riconosciamo una figura bendata, tratteggiata con le stesse linee che disegnano il fogliame (“Esattezza”), una sagoma animata a lato di un branco di struzzi in corsa frenetica (“Rapidità”), una bambina immersa nell’aura del sole alle sue spalle, come su un cartellone pubblicitario (“Visibilità”).
Come è stata sviluppata la raffigurazione della lezione sulla Leggerezza?
«Il personaggio centrale può richiamare Perseo che uccide la Gorgone, ma anche un angelo eroico, raffigurato come un manga. La chiave di lettura può essere molteplice».