“Ti affido un diamante puro che si trova sotto un sasso. A te il compito di farlo emergere”. Furono queste le parole del presidente FIR Marzio Innocenti quando incaricò Quesada della guida della Nazionale. Ebbene, il coach argentino c’è riuscito raccogliendo il frutto della sua concezione di rugby ma anche, come ribadito da Paolo Garbisi, “del lavoro degli ultimi 3 allenatori azzurri”.
Il 6 Nazioni 2024 appena terminato è il migliore mai disputato dall’Italia se prendiamo in considerazione non il 5° posto finale ma i risultati utili (ben tre, mai accaduto nel torneo). Come posizionamento fu più fortunata l’Italia di Berbizier che si piazzò quarta nel 2007.
Dopo una sconfitta con bonus difensivo contro l’Inghilterra, una sconfitta pesante in Irlanda, il pareggio in Francia e l’impresa di Roma contro la Scozia arriva una bella vittoria a Cardiff a suggellare i progressi fatti e l’8° posto nel ranking mondiale. Un Galles allo sbando, questo va detto. Il primo tempo dei dragoni è inguardabile ed ha come simbolo l’azione del minuto 29: pallone alto nei loro 22 metri, Winnett e Costelow, senza guardarsi e senza chiamate vanno in presa alta ostacolandosi a vicenda e causando un in avanti. È un’immagine rappresentativa di una condizione psicologica forse mai vista nei gallesi. Attenzione, però. Il merito degli azzurri in tutto questo c’è, eccome. L’Italia toglie sin da subito ossigeno e certezze agli avversari soprattutto con una grande prestazione sui punti di incontro. La partita di Fischetti, Brex (player of the match), Menoncello e Lamaro è sontuosa. Ed anche quella di Garbisi che non si sottrae mai alla collisione e non si limita al compitino al piede (peraltro svolto quasi sempre ottimamente). Proprio dai tenuti provocati mirabilmente da Fischetti e Lamaro scaturiscono le due punizioni che ci portano avanti 0 a 6. L’Italia ci crede e arriva la prima meta di Ioane lanciato da un passaggio dai tempi perfetti di Garbisi a conclusione di una azione collettiva ficcante e volitiva.
Il 2° tempo inizia con una timida reazione gallese ma a segnare siamo ancora noi. Passaggio perfetto di Ioane per Pani che si produce in una bella serpentina verso la meta. Il Galles va avanti con il solo orgoglio, senza idee.
E riesce a trovare una meta di forza con Dee al 64°. L’Italia, grazie ai piazzati di Garbisi e Page-Relo tiene a distanza i dragoni che sul finire, a partita chiusa, vanno ancora in meta con Rowlands e Grady. Finisce 21 a 24 e l’esultanza dei nostri è grande ma senza isterie. Anche questo atteggiamento è un segnale di cambiamento, si comincia probabilmente a pensare a dei risultati non “miracolistici” ma frutto meritatissimo di tanto lavoro e di tanta
abnegazione. A me semplice appassionato è uscita una lacrima di gioia. Ma anche una lacrima di commozione nel vedere George North, un eroe
indiscusso di questo torneo alla sua ultima partita internazionale, uscire infortunato a conclusione dell’ennesima battaglia. Anche Tomos Williams
esce con l’aiuto del nostro medico. E gli dice, in italiano: “grazie”. Emozioni che il nostro sport ci regala perché il rugby è innanzitutto rispetto, che emerge
soprattutto nella vittoria variegando la gamma di emozioni dentro e fuori di noi.
La seconda partita dell’ultima giornata è Irlanda – Scozia. Non c’è ancora la certeza matematica della vittoria irlandese del torneo (peraltro molto probabile) e la Scozia ha ancora la possibilità di aggiudicarsi la Triple Crown, trofeo destinato a chi vince tutte le partite contro le altre nazionali delle isole britanniche.
Molto equilibrio in campo, molta irruenza nella lotta ma anche diversi errori.
Ci vogliono 7 minuti prima che il risultato si sblocchi. Fallo di Lowe che, dopo un placcaggio subito, rotola a terra più del dovuto. Russell mette dentro ai
pali per il vantaggio degli ospiti. Al 12° touche scozzese a 5 metri dalla loro linea di meta. Il lancio è lungo, Sheehan accoglie il generosissimo regalo e
realizza. Col calcio di trasformazione di Crowley, seguito da una punizione di Russell, si chiude il 1° tempo sul 7 a 6 per i verdi.
Nella ripresa assistiamo ad un dominio territoriale irlandese al quale si oppone una difesa scozzese stoica ed efficace, che riesce a salvare disperatamente 2 segnature: la prima causando un in avanti di Furlong sul più bello; la seconda tenendo alto un pallone destinato in meta. La Scozia resta sotto il break fino al 64°, quando, ridotta in 14 per un giallo ad Ashman, subisce l’azione di Porter, il quale, con la forza motrice di un bulldozer demolisce tutto quello che trova davanti a sé andando a schiacciare.
Nel quarto di gara finale è l’Irlanda a subire un giallo per il placcaggio alto di Byrne e anche in questo caso il provvedimento non rimane senza conseguenze. La Scozia si butta in avanti, Jones trova il varco e sigla la meta (poi trasformata da Russell) che porta il risultato sul 17-13. Il fischio dell’arbitro suggella, ancor prima dell’inizio di Francia-Inghilterra, la meritata vittoria dell’Irlanda del 6 Nations 2024.
L’ultima partita del torneo non dice nulla per quanto riguarda l’esito finale ma è pur sempre un vecchio classico: Francia – Inghilterra. E comunque si lotta per il miglior piazzamento possibile in classifica. I ritmi sono sin da subito indiavolati. I piazzati di Ford e Ramos portano il risultato sul 3-3. Poi i padroni di casa riescono a rubare palla in una touche inglese e mettono la quarta prendendo gli ospiti in contropiede. Chiude Le Garrec, bellissima meta. La Francia dà la sensazione di aver ritrovato il suo rugby champagne. Penaud, ad esempio, è straordinario nei suoi slalom stretti tra gli avversari. I ritmi sono da capogiro e i calci di Ramos completano l’opera. 16 a 3 per i transalpini che però, forse a causa della stanchezza, subiscono un passaggio a vuoto tremendo. 3 mete subite in 6 minuti da un’Inghilterra che trova ancora una volta in Lawrence il finalizzatore ideale del gioco. Due segnature sono sue, alla fine del primo tempo e all’inizio del secondo. Poi è Smith, lanciato da Daly, a marcare. La Francia sembra essersi sciolta come neve al sole ma, grazie ai cambi azzeccati, si ritrova e al 55°Leo Barre va in meta. Poi l’Inghilterra sbaglia una touche a metà campo. La palla è lunga e supera il corridoio, Ramos la calcia in modo sbilenco ma viene raccolta dai suoi.
Passaggio tempestivo di Penaud per Fickou che schiaccia in meta.
L’Inghilterra non si smarrisce, ci crede e trova la segnatura (bellissima) del controsorpasso. Azione furiosa, l’ovale arriva a Ford che con uno schiaffetto delizioso al volo lo passa a Smith, passaggio dal timing perfetto a Freeman che va a marcare, Ford trasforma. Mancano pochi minuti e la Francia tenta un ultimo assalto. Punizione a metà campo, Ramos non fallisce dalla lunga distanza: 33 a 31 per i transalpini.
Eccoci arrivati anche quest’anno alla fine del torneo di rugby più antico del mondo. A dispetto degli assenti illustri, dei ritiri dall’attività agonistica, di un’Irlanda forse troppo forte per tutte le altre (a parte il sussulto inglese) possiamo dire che è stato comunque ancora una volta un torneo avvincente.
Lieto di averlo goduto e condiviso con voi.
Classifica finale:
1) Irlanda 20 punti
2) Francia 15 punti
3) Inghilterra 14 punti
4) Scozia 12 punti
5) Italia 11 punti
6) Galles 4 punti