Fiumi di sangue stanno scorrendo ad ogni latitudine del pianeta. Sembra che il mondo si
trovi nel famoso piano inclinato con una discesa inesorabile verso il basso sempre più
basso. Ora più che mai a mio avviso bisogna volgere il nostro sguardo alle scelte dei
giusti, a volte ignorate dalla storia e conosciute solo grazie a contributi letterari e
soprattutto cinematografici. Costoro ci ricordano che non tutto è perduto e che l’essere
umano è capace delle bassezze più infime ma anche di gesti straordinari. Nel giardino dei
giusti, badate bene, non ci sono solo persone “perfette”. Ci sono anche persone spesso
discutibili nella loro quotidianità ma capaci, messi alle strette dalla storia, di fare la cosa
giusta, anche a costo di pagare un prezzo altissimo. In questo articolo proverò ad elencare
alcuni esempi di alta umanità rimasti a volte nel dimenticatoio e resi pubblici grazie ad un
film. Non è il caso di Gandhi, il fautore della nonviolenza attiva, conosciuto, studiato,
approfondito in tutto il mondo. Ma di certo l’interpretazione indimenticabile di Ben Kingsley
nel film di Richard Attenborough non gli ha nuociuto. Non è neanche il caso di Nelson
Mandela, narrato da diverse pellicole (ad esempio “Invictus” di Clint Eastwood) e ispiratore
della più grande campagna di sensibilizzazione della storia, con il boicottaggio
internazionale anti apartheid che lo portò alla liberazione ed all’ elezione come primo
leader nero del Sudafrica. Non è neanche il caso di Madre Teresa di Calcutta, molto nota
e proclamata santa nel 2016, interpretata in modo appassionato da Geraldine Chaplin nel
film di Kevin Connor “Madre Teresa”. Ma molte altre storie probabilmente sarebbero
rimaste nell’ombra se non avessero trovato spazio nei film. Ricorderete senz’altro l’Oskar
Schindler di “Schindler’s list” (regia di Steven Spielberg). Imprenditore traffichino, membro
del partito nazista che però riuscì a salvare dall’olocausto tra i 1200 ed i 1300 ebrei. Simile
il destino di Paul Rusesabagina (film “Hotel Rwanda” di Terry George), direttore d’albergo
dedito alla corruzione sistematica ma capace di salvare migliaia di suoi connazionali dal
terribile genocidio ruandese del 1994. C’è poi Giorgio Perlasca (miniserie di Alberto Negrin
“Perlasca – Un eroe italiano”), il quale salvò 5000 ebrei ungheresi dalla deportazione. Il
bellissimo film di Roman Polanski “Il pianista” descrive invece l’ufficiale nazista Hosenfeld
come un cinico che salva il pianista Szpilman solo perché interessato alla sua musica. In
realtà fu protagonista della salvezza di altri ebrei, venne lodato dallo stesso Szpilman e
venne riconosciuto postumo come “Giusto tra le nazioni”. Il film di Soderbergh “Erin
Brokovich – Forte come la verità”, interpretato da Julia Roberts (premiata con l’Oscar),
dona il giusto riconoscimento a questa donna dalla personalità eccentrica e
dall’ammirevole coraggio, capace di far luce sui crimini ambientali e sanitari della Pacific
Gas and Electric Company. Il film “Joyeux Noël” di Christian Carion racconta l’incredibile
gesto che i soldati compirono sul fronte della Prima Guerra Mondiale durante il Natale del
- Stremati fisicamente e moralmente, ispirati dalla tregua natalizia e dalla
socializzazione spontanea seguita all’esecuzione dei canti, fraternizzarono tra loro,
decisero di interrompere le ostilità coprendosi addirittura le spalle gli uni con gli altri in
caso di bombardamenti. Un gesto coraggioso, potente, che mise fine per un po’ di tempo
alle atrocità della guerra, prima di essere scoperto e punito dai superiori. Come fa, mi
chiedo, un episodio del genere, ad essere ignorato per 91 anni prima del film
(parzialmente) riparatore? Questo mio elenco ovviamente non è del tutto esaustivo ma fa
riferimento solo ad emozioni cinematografiche da me vissute. Mi piacerebbe ad esempio
approfondire la figura di Irena Sendler, infermiera polacca capace di salvare 2.500 bambini
ebrei durante l’olocausto (parla di lei il film “Il coraggio di Irena Sendler” di John Kent
Harrison). Inoltre non possiamo non citare chi ha sacrificato la propria vita nella lotta
contro le mafie, i tanti che hanno cercato di riscattare le nostre terre da secoli di violenza
ed oppressione. Sono stati realizzati film su Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Carlo
Alberto Dalla Chiesa, don Pino Puglisi, Lea Garofalo e tanti altri. Ma le due pellicole che mi
hanno maggiormente colpito sono state “I cento passi” di Marco Tullio Giordana
sull’attivista di Cinisi Peppino Impastato e “Fortapàsc” di Marco Risi sul giornalista
Giancarlo Siani. Entrambi i progetti hanno consentito di dare il giusto risalto a due figure
non adeguatamente riconosciute, semmai oltraggiate con accuse assurde e costruite ad
hoc dagli stessi carnefici.
Chiudo con un personaggio a me molto caro: Luz Long. Si tratta del campione tedesco di
atletica leggera su cui Hitler contava, nelle Olimpiadi di Berlino del 1936, per dimostrare la
supposta “superiorità” della razza ariana. Il dittatore non aveva fatto i conti con l’umanità e
la correttezza di Long, il quale competé con lo straordinario campione afroamericano
Jesse Owens facilitandolo nel salto in lungo. I primi due salti di Owens erano stati nulli per
l’ oltrepassamento del limite della linea bianca. Un terzo nullo lo avrebbe eliminato. Long
voleva vincere ma non in questo modo. Così gli suggerì di anticipare il salto di qualche
centimetro e addirittura predispose un asciugamento bianco lateralmente per offrire ad
Owens un riferimento visivo. Il campione afroamericano trionfò nel salto in lungo,
conquistando un totale di 4 medaglie d’oro e record incredibili. Long lo omaggiò tenendolo
per mano in un giro di pista memorabile… davanti agli occhi dei gerarchi nazisti. Nacque
una grande amicizia tra i due che sopravvisse anche alla guerra e alla morte. Long rimase
ucciso ad Acate durante la Seconda Guerra Mondiale ed è seppellito nel cimitero
germanico di Motta S. Anastasia. La vicenda per anni non ebbe la giusta risonanza.
Venne descritta nel film di Stephen Hopkins “Race – Il colore della vittoria”. Poi il
pluripremiato cortometraggio “Freunde” di Vladimir Di Prima (soggetto di Umberto Lugnan,
sceneggiatura di Lavinia Zammataro, Sergio Barone, Attilio Romano) raccontò la storia di
questa amicizia “impossibile” ed i fautori di questa opera siciliana ricevettero la visita della
nipote di Long, visibilmente emozionata.
In questo articolo ho voluto ricordare alcuni giusti che hanno abitato questo pianeta. Il loro
esempio è spesso finito nell’oblio e solo grazie a qualche ispirato autore cinematografico è
stato più o meno riconosciuto. Penso sia giunto il momento, soprattutto nelle scuole, di
dare nuova linfa ai semi sparsi con coraggio in terre roride di sangue. E forse, finalmente,
potremo comprendere che la storia non è solo quella dei dittatori sanguinari, dei
“conquistatori”, ma anche quella di chi rimane umano in tempi disumani