Fragorosi e meritati applausi per il recital teatrale dal titolo “Canzone per Clitemnestra”, di e con Laura Giordani, nell’incantevole scenario di Punta cortile a San Giovanni – Catania, venerdì 25 agosto u.s.
Clitemnestra, figlia di Tìndaro, re di Sparta, e di Leda, era sorella di Elena, Càstore e Pollùce, Timandra e Filònoe; il nome appare nei manoscritti medioevali dell’Odissea. Sposò dapprima Tàntalo, da cui ebbe un figlio e poi si unì in seconde nozze ad Agamennone, dopo che costui le ebbe ucciso il primo marito e il figlio. Sulla prole generata ad Agamennone le versioni discordano: nell’Iliade sono menzionati Crisòtemi, Laodìce, Ifianassa, Oreste; in testi successivi, invece, appaiono Elettra e Ifigenìa. Durante la guerra di Troia. Clitemnestra, sedotta dal cugino Egisto, si legò a lui tradendo il marito; i due progettarono dunque e attuarono l’uccisione di Agamennone, reduce con la sacerdotessa Cassandra dalla guerra. Troveranno tuttavia la morte per mano di Oreste, tornato dalla Fòcide (dove era stato allevato, dopo l’assassinio del padre) a Micène per vendicare Agamennone.
“Canzone per Clitemnestra” è un monologo intimo, potente nella sua spietata verità, dove i cori greci vengono, in un certo qual modo, rappresentati dalle voci della gente, voci screditanti che vituperano Clitemnestra giudicandola una donnaccia che ha tradito il marito. L’uomo può, la donna no. L’uomo è un grande conquistatore, la donna una puttana. La società maschilista non farà mai giungere la donna alla parità di genere: è questa la giusta ed attualissima morale di questo intelligente, sagace, a tratti brillante monologo.
Mano destra su, “schifiu”; mano sinistra su, “schifiu”. Questa donnaccia (schifiu – che schifo!) Clitemnestra, che ha tradito il marito Agamennone assente per un periodo lunghissimo impegnato nella guerra di Troia che non pensa alla moglie (nella missiva a lei recapitata neppure la nomina); Agamennone che si sollazza con le donnine pronte a soddisfare le sue voglie di maschio, fa ritorno a casa accompagnato dall’amante, la sacerdotessa Cassandra.
No, lui non è “schifiu”, lui può, la moglie no!
L’eterna lotta impari tra lo Ying e lo Yang.
L’attrice Laura Giordani è bravissima a trasmettere al suo attentissimo pubblico, tutta la disperazione, il moto profondo dell’anima, il forte senso di ingiustizia, la rabbia di donna tradita, umiliata, vituperata. La sua è una prova d’attrice importante ed impegnativa: la potenza interpretativa della Giordani lancia una spada nelle coscienze, punta il dito accusatore contro i pregiudizi di una società che non tiene conto degli affanni di una donna profondamente sola che cerca riscatto, che possiede una grande fame d’amore ed un’infinita sete di vendetta.
“Munnu ‘a statu e munnu è”, mondo è stato e mondo è: nulla è cambiato nel corso di millenni, sia che si parli di storia, sia che si parli di mitologia.
Le donne subiscono e, chi come Clitemnestra possiede il coraggio, la determinazione e l’ambizione di rompere questa ingiusta tradizione, viene additata come “donnaccia”, una poco di buono.
La cosa ancor più grave che questi “ingiusti giudizi” vengono emessi, nella grande maggioranza, dalle appartenenti allo stesso genere: donne che accusano le altre donne di tradimento. Ci vorrebbero tutte come Penelope che aspetta Ulisse, anni e anni, fedele e sottomessa mentre il marito si “intrattiene” con Circe, Nausica, le sirene, eccetera, eccetera.
Le donne non perdonano le loro stesse fragilità, le loro stesse debolezze: niente solidarietà, nessuna complicità; siamo fatte di carne e spirito esattamente come gli uomini ma non siamo come loro, non abbiamo i loro stessi diritti, non possediamo il loro stesso “lasciapassare” per accedere ad ogni “peccato”, ad ogni “trasgressione”.
Tutto questo ci sentiremmo di chiamarlo “progresso”?
Quando e come saremmo progredite?
Siamo rimaste all’era della fionda e della pietra e, seppur possa sembrare un’esagerazione, non lo è affatto. Basta seguire i mass-media per comprendere appieno il concetto espresso: assistiamo ad una vera e propria mattanza di donne. Il maschio narcisista, mente malata di onnipotenza, considera la propria compagna come un oggetto a suo completo dominio; ne può disporre liberamente quanto e come vuole arrivando in estremo a disfarsene perché è ingombrante, perché è già stato sostituito da un’altra o più di una.
Clitemnestra si spinge oltre il target comune: insieme all’amante uccide Agamennone e l’amante di lui, Cassandra. A loro volta, i due verranno uccisi dal figlio di Agamennone.
Un circolo vizioso disseminato di sangue, rabbia e rancore: in tre parole “la miseria umana”.
Abbiamo voluto complimentarci personalmente con la bravissima attrice Laura Giordani e le abbiamo chiesto cosa, in particolare, l’ha incuriosita di Clitemnestra tanto da spingerla a scrivere un monologo teatrale su di lei.
“Grande fonte di ispirazione della CANZONE PER CLITEMNESTRA è stata la lettura di Fuochi, di Marguerite Yourcenar, che ha guidato il mio interesse verso questo personaggio della letteratura classica. Ho introdotto alcuni personaggi, ora esplicativi e dopo “disturbanti”, che animano la storia e l’interpretazione.
La mia Clitemnestra è vessata, sotto scacco e messa in un angolo, ma allo stesso tempo lotta moltissimo per mantenersi, continuarsi, sopravvivere.
È una donna forte ma rancorosa, che non si arrende, che sbaglia e paga, consapevolmente.
Il mio primo studio è andato in scena, spero di avere il tempo di approfondirlo e proporlo nei teatri in pietra, al momento tanti sono i progetti a cui sto lavorando, c’è gran fermento, ma Lei è uno dei miei primi pensieri” – ci ha risposto stanca ma raggiante, sfoderando il suo sorriso più bello.
Attenderemo con impazienza il debutto nei teatri di pietra e, nel frattempo ci sembra doveroso tributare un sincero plauso ad una donna che, con coraggio in scena, sviscera l’anima di un’altra donna, una madre, una moglie dimostrando comprensione, pur condannandone il crimine, restituendole la dignità morale che l’ignoranza del mondo le ha tolto.
Ogni volta che una donna lotta per se stessa, lotta per tutte le donne.
(Maya Angelou)