“Resti in Attesa”: le molteplici maschere della disumanità




Fragorosi e ripetuti applausi al Teatro Bis per la messa in scena di “Resti in Attesa”, d
a un’idea di Sofia Russotto per la regia di Michele Eburnea,

secondo appuntamento della rassegna “Giovani Sguardi”, sabato 16 e domenica 17 novembre c.a.

Un testo molto originale, un’idea stravagante, coinvolgente e divertente. Mira a scuotere le coscienze attraverso un’ambientazione che potrebbe sembrare strana ma che invece, attraverso la nobile arte della pazienza, denuncia il cinismo, l’egoismo e la mancanza d’empatia dell’umanità.

In scena cinque giovani attori che indossano maschere recanti l’effige di animali (in fondo chi è l’uomo se non la peggiore bestia del creato?), e poi man man se ne liberano palesandone tante altre di ben altra natura.

Cinque allievi dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico”, cinque attori preparatissimi e diretti sapientemente da Michele Eburnea, cinque personaggi ben caratterizzati: una coppia di fidanzati con gravi problemi di incomunicabilità, un complessato con evidenti tic fisici, una ragazza “zoppa” a causa di una frattura al piede, un irruento – aggressivo che vuol che gli si dia del “tu”.

Flavio D’Antoni, Adriano Exacoustos, Gaja Masciale, Alberto Penna e Sofia Russotto si muovono sulla scena con grande padronanza e senso d’appartenenza. Naturali e convincenti, riescono a far sorridere, emozionare e ad indurre profonde riflessioni.

“È una messa in scena dal forte impatto, che siamo certi saprà conquistare lo spettatore- dichiarano gli attori e registi Giuseppe Bisicchia e Massimo Giustolisi fondatori di Buio in Sala- e siamo lieti di poter avere in cartellone come spettacolo ospite un’opera così intensa messa in scena da ben sei allievi diplomati all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico”.

L’uomo indossa molteplici maschere che all’occhio non si vedono ma si rivelano attraverso le reazioni agli eventi che la vita ci serve durante il suo corso.

Nel caso specifico di “Resti in attesa”, sono due i fattori illuminanti della vera natura umana: l’esercizio della pazienza messa a dura prova ove è richiesta una lunga attesa, e l’empatia che non si “dovrebbe” lesinare mai al prossimo le cui sofferenze non possono e non devono essere sminuite o paragonate.

Chi merita di entrare per primo nella stanza del medico e quindi usufruire delle cure per i nostri malesseri?

Si cerca di fare una classifica attraverso degli escamotage – giochi: ognuno gioca la propria carta vincente enfatizzando oppure inventando patologie fisiche e psicologiche delle più disparate provenienze e gravità.

Ed è qui che entra in gioco l’apparenza ingannatrice, la maschera.

Quella che all’apparenza sembrava una ragazza sicura di sé, arrogante e presuntuosa, confessandosi ad anima nuda rivelerà la sua estrema fragilità: un evento tragico le ha lasciato un pesante solco nello spirito. La sua corazza cade e si frantuma in mille pezzi.

Ma il dubbio rimane ugualmente e restiamo sempre in attesa di una Verità che, per paura o per atto di furbizia, tendiamo sempre a nascondere.

Le maschere che man mano crollano rovinosamente non riveleranno mai il vero “io” poiché l’uomo sarà sempre portato alla menzogna.

Recitando continuamente, rischiamo di perdere inesorabilmente di vista la realtà.

Resteremo sempre in attesa di un’umanità che si sta sempre più disumanizzando.

Applausi meritatissimi, dunque, per un lavoro moderno, ingegno e godibile.

Siamo tutti impostori in questo mondo, noi tutti facciamo finta di essere qualcosa che non siamo.
(Richard Bach)

Viviamo in un mondo dove domina la virtualità, un mondo di maschere, apparenza e finzione.
Il grande scopo della vita è trovare di nuovo la realtà.
(Fabrizio Caramagna)

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