La locuzione latina cogito ergo sum, che significa letteralmente «penso dunque sono», è la formula con cui Cartesio esprime la certezza indubitabile che l’uomo ha di se stesso in quanto soggetto pensante.

Volendo trasformare la locuzione in Scelgo dunque sono, fa porre l’accento sulle innumerevoli domande che ci poniamo più volte al giorno, dalle questioni più banali e quotidiane a quelle più complesse e significative, con un minimo comun denominatore, quello della scelta.

Adesso spero possiate scegliere di proseguire nella lettura di questo articolo.

Quando siamo bloccati, quando non teniamo le redini del nostro destino succede qualcosa di molto semplice. Sono gli altri a decidere per noi.

Ogni scelta implica una rinuncia. Ad ogni nostro passo seguiamo una strada e ne lasciamo un’altra e questo, in alcuni casi, è irreversibile. Benché non sempre. Eppure è dolce la possibilità di uscire dalla nostra comoda zona di comfort e definire chi siamo e come vogliamo essere riconosciuti.

Un ambito importante nel quale esplicitare le nostre scelte è quello della sfera lavorativa, benché del luogo di lavoro, in cui, se va bene, passiamo gran parte della nostra giornata.

Se state cercando di lasciare un ambiente di lavoro per voi tossico, ma non fate le dovute verifiche sui futuri datori di lavoro, potreste ritrovarvi in un altro ambiente poco felice.

Riconoscere le aziende con valori autentici può essere un po’ sfidante, ma ci sono alcuni segnali che possono aiutarti ancor prima dell’insediamento:

  • Discrepanze tra comunicazioni e azioni:
  • se promuovono valori di sostenibilità o responsabilità sociale, ma poi non adottano pratiche coerenti o non rendono trasparenti i loro risultati;
  • Mancanza di dati concreti:
  • se evitano di condividere informazioni dettagliate o verificabili sulle loro iniziative;
  • Critiche e recensioni negative:
  • spesso clienti o dipendenti segnalano comportamenti opposti a quanto dichiarato;
  • Comportamenti ambigui o poco trasparenti:
  • come pratiche poco etiche, scarsa attenzione all’ambiente o alle condizioni di lavoro.

La coerenza tra ciò che una azienda dice, e ciò che fa, è il miglior indicatore di autenticità!

Altresì, il successo deve essere misurato in termini di prestazioni finanziarie, ma anche da una serie diversificata di obiettivi, che vanno dal fare la differenza o avere un impatto positivo sulla società e sull’ambiente al miglioramento della vita delle persone.

Si potrebbe iniziare con il porsi semplici domande a cui è facile risalire:

Com’è il leader dell’azienda?

Il leader di un’azienda è l’immagine della sua vision. Se non ci si può fidare di lui/lei, sarà sempre difficile fidarsi dell’azienda che questa persona guida.

Esistono prove reali di pratiche etiche?

Molte aziende pubblicizzano i loro valori etici sui loro siti web e materiali aziendali. Ma parlare è facile, altra cosa è andare oltre la superficie e controllare se l’azienda mantiene davvero le sue promesse.

Cosa fa l’organizzazione per l’ambiente?

Tutte le aziende e tutti gli individui devono fare la propria parte nella protezione dell’ambiente e, se questo aspetto è importante per te, vorrai sapere fino a che punto il tuo potenziale datore di lavoro sta contribuendo a un mondo più pulito.

Uno degli aspetti di cui oggi tanto si parla in merito alla cultura aziendale, è il welfare!

Si riferisce a tutte le iniziative e i servizi che un’azienda mette a disposizione dei propri dipendenti per migliorare il loro benessere, la qualità della vita e l’equilibrio tra lavoro e vita privata.

È importante che queste iniziative siano genuine e non solo a scopo di marketing o immagine, perché il vero valore sta nel migliorare concretamente la vita delle persone che lavorano in azienda!

Purtroppo può diventare una vera e propria finzione quando le aziende o le istituzioni promuovono programmi di supporto ai dipendenti o alla comunità, ma in realtà questi sono solo a livello di facciata, senza un reale impatto o beneficio.

Ad esempio, può succedere quando:

  1. Le iniziative di welfare sono solo campagne pubblicitarie, senza risorse concrete o cambiamenti reali nelle condizioni di lavoro.
  2. I benefici promessi non vengono effettivamente erogati o sono molto limitati.
  3. Le politiche di welfare sono usate come strumento di marketing, per migliorare l’immagine aziendale, ma senza un vero impegno nel migliorare la qualità della vita dei dipendenti.
  4. Le aziende adottano pratiche di “welfare” che sono più simboliche che sostanziali, senza affrontare problemi strutturali come salari bassi, orari eccessivi o mancanza di supporto reale.

Le aziende, è chiaro che vengono fondate per far fruttare il patrimonio non per beneficienza!

Gli imprenditori cercano risultati, il ritorno degli investimenti.

Ma talvolta non si comprende che non solo gli immobili o i risultati economici compongono il Patrimonio che invece è costituito dall’ingegno e dall’esperienza delle persone che lavorano in azienda.

Ancora oggi esiste l’atteggiamento “padronale” nella gestione delle Risorse Umane, in cui le persone che lavorano per l’azienda non sono percepite come un patrimonio ma come un costo.

Non è in realtà così semplice individuare prima dell’assunzione, la tossicità di un contesto di lavoro, ma alcuni indicatori potrebbero fare da guida:

Segui il tuo istinto: Se qualcosa ti fa sentire a disagio o insicuro, ascolta il tuo intuito e valuta se vale la pena proseguire.

Ricorda, il benessere sul lavoro è fondamentale! Cercare un ambiente positivo e rispettoso ti aiuterà a crescere e a sentirti più felice e motivato.

Fai ricerche online: Leggi recensioni su piattaforme o siti dedicati alle recensioni di aziende. Spesso i dipendenti condividono le loro esperienze, anche se con qualche filtro.

Chiedi ai ex dipendenti o a colleghi di fiducia: Se conosci qualcuno che ha lavorato o lavora lì, chiedi come si trovano, qual è il clima e se ci sono problemi ricorrenti.

Presta attenzione alle domande durante il colloquio: Chiedi come viene gestito il feedback, come si risolve il conflitto e qual è la cultura aziendale.

Le risposte ti daranno un’idea di come funziona realmente l’ambiente.

Osserva il linguaggio e il comportamento dei recruiter: Se noti mancanza di trasparenza, risposte evasive o atteggiamenti poco rispettosi, potrebbe essere un segnale di problemi interni.

Una volta entrati in azienda gli aspetti che invece bisogna monitorare hanno carattere di evidenza e sono:

  • Mancanza di trasparenza da parte del Managment
  • Aggiornamenti poco frequenti o poco chiari sugli obiettivi aziendali
  • Limitate opportunità di feedback da parte dei dipendenti
  • Frequenti dimissioni
  • Difficoltà a trattenere i talenti
  • Carichi di lavoro ingestibili
  • scadenze e aspettative irrealistiche
  • Mancanza di risorse e supporto
  • Favoritismi
  • decisioni basate su rapporti personali, non sul merito
  • I risultati dei dipendenti passano inosservati
  • Elogi inesistenti o poco frequenti da parte del managment
  • Diffusa insoddisfazione dei dipendenti
  • Elevati livelli di stress
  • Scarso equilibrio tra vita privata e lavoro
  • Aspettative di essere disponibili fuori dall’orario di lavoro
  • Nessun supporto per la salute mentale e il benessere Reale e non sulla carta

Il lavoro è parte della vita: bisogna lavorare per guadagnarsi di che vivere. Ma non si lavora solo per lo stipendio: lavorare può essere anche una fonte di gioia e soddisfazione; può dare energia e soprattutto offrire uno scopo, una meta; il lavoro permette di imparare cose nuove e, se svolto insieme ad altri, può anche generare senso di appartenenza.

Lavorare può avere questi vantaggi. E specialmente ora che tutti dovranno lavorare più lungo, sarebbe meglio riuscire a lavorare con soddisfazione.

Lavorare con passione – poiché di questo si sta parlando – si dice “work engagement”.

Chi lavora in questo modo ne guadagna in soddisfazione, si sente pieno di energie e motivato ed è talmente immerso nel proprio lavoro da non sembrare toccato dalle difficoltà.

Le sue giornate, anche se estremamente piene, sembrano concludersi in un batter d’occhio”.

Ogni ambiente di lavoro dovrebbe garantire il mantenimento sempre vivo della passione.

Dr.ssa Alessia Russo
Psicologa, Psicologa del lavoro.

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