Groviglio 22°
Lei
nel mezzo del mio palmo
la luna immensa
Dettaglio in rilevanza
dentro me stesso
e ne ho timore
Il coraggio
di scriverle in volto
versi dondolati dallo scirocco
Seduta alla porta della tenerezza
m’attende come goccia d’arcobaleno
Sale
pietra
e un passaporto per tornare
alla nazione del suo sorriso
Inni di lei
passerò tra mare e bandiere
domenica 12 aprile 2020
Arcangelo Gabriele Signorello (alias Delfino) è nato a Catania il 15 maggio 1971. Sin dalla nascita è affetto da una forma di tetraplegia atetosica con assenza di linguaggio e gravi difficoltà motorie che interessano tutto il corpo. Per un primo approccio alla comunicazione, ha seguito sin da bambino percorsi alternativi al linguaggio scritto e parlato, prima in casa con il metodo DOMAN, poi presso il Consorzio Siciliano di Riabilitazione di Catania (C.S.R.) con il metodo dei BLISS-SIMBOLI e altre modalità di Comunicazione Aumentativa Alternativa (C.A.A.) – all’avanguardia in campo riabilitativo – fino al definitivo utilizzo del sistema alfabetico, traguardo raggiunto verso i 12 anni di età. Da molti anni ormai, usa un normale computer con accesso alternativo per scrivere e ascoltare, e una tabella alfabetica in plexiglass trasparente per comunicare in modo estemporaneo (ETRAN). Nell’anno scolastico 1984/85 ha conseguito la licenza di scuola elementare seguendo un corso differenziato, e nell’anno scolastico 1992/93 la licenza di scuola media statale. Non ha potuto proseguire gli studi a causa delle carenze strutturali della scuola pubblica. Frequenta ancora il C.S.R. per la riabilitazione e, nel corso degli anni, è stato assistito in casa da amici che lo hanno aiutato a studiare e ad adattare i nuovi strumenti per la Comunicazione Alternativa in videoscrittura a scansione offerti dalla tecnologia più avanzata, allo scopo di ampliare sempre più la sua sfera di autonomia. Oltre a questi supporti, da qualche mese utilizza il puntatore oculare. Da anni offre il suo contributo alla Comunicazione Aumentativa Alternativa (C.A.A.) in qualità di relatore. Collabora con varie testate giornalistiche locali. Insieme ai volontari del C.A.I. di Catania (gruppo grotte), partecipa al progetto “Diversamente Speleo”. Arcangelo (Angelo per tutti), ci tiene a sottolineare che è un autodidatta nella scrittura, che rappresenta la sua passione. Ha pubblicato le seguenti raccolte di poesie: Come un bambù (poesie, favole, riflessioni), edizione A.R.C.A. Mascalucia (CT) 1998, seconda edizione 2001. Per questa opera ha ricevuto una menzione speciale al “Premio Letterario Nazionale Nino Martoglio” di Belpasso (CT); Ad un passo dal cuore (Il testimone), 2004, una raccolta di poesie inedite curata dal Comune di Ficarazzi (PA) in edizione fuori commercio e presentata in occasione del “Premio Letterario Giulio Palumbo”, III edizione, 2003/04. Nella stessa occasione, il Comune di Ficarazzi ((PA) gli ha conferito la Cittadinanza Onoraria; Scavando emozioni, 2005, raccolta di poesie pubblicata a cura dell’autore; Im-possibile con-tatto?, 2008, raccolta di poesie “in notes”, ENNEPILIBRI editore (IMPERIA), www.ennepilibri.it ; Sulle orme del delfino, 2015, raccolta di poesie pubblicata a cura dell’autore. Segnalato e premiato in vari concorsi pubblici; ha ricevuto importanti riconoscimenti, tra questi, quello della “École Secondaire des Sources Lake Dollard des Ormeaux” del Quebec (Canada).
Ci troviamo a casa di Arcangelo Signorello, poeta, scrittore dal genio pronto ed intelligente.
Uomo sensibile ed attento, grande rispetto per le donne ed infinita empatia, ci concede la bellissima opportunità di intervista: lo ringraziamo per questo suo prezioso tempo che ci dona.
- Vive di poesia: cos’è per lei la poesia. – –La poesia è per me – anche se tra virgolette – una cassa di risonanza per farmi sentire. Ho sentito di scrivere poesia d’amore verso una ragazza che amavo alla follia. Ma andando avanti con il tempo mi sono accorto che questa bellissima arte ha anche la facoltà di potersi indignare e diventare ribellione, e quindi l’indosso, anche se fortunatamente talvolta mi illudo di ritornare a schiacciare l’occhio a Cupido come una mia salvezza che mi riporta indietro nel tempo.
2- Poesia ed Amore: cosa li lega e cosa li allontana secondo Arcangelo Signorello?
– Li lega anzitutto il fare e il donare. Lega le due stupende parole, l’intelletto umano che se ne ciba, almeno si auspica. Invece li allontana l’avarizia mentale che ci rende ottusi nel codificare poesia ed Amore perché sono faccia della stessa medaglia in senso lato.
3 -Ricorda i suoi primi versi? Di cosa parlavano? Quanti anni aveva?
– “Dolcissima ragazza mia stanotte ti penserò…” Ecco siamo a Natale e in questa poesia manifestavo tutto il dolore di non poter stare con lei in questa notte dell’anno magica ed unica anche per chi non è di fede cattolica. E credo avessi 20 anni che per un ragazzo sono veramente pochi e non si può avere la proporzione della esperienza di solitudine nella quale stai.
4- Arcangelo Signorello, lei crede che la sua disabilità possa in qualche modo averle acutizzato la sensibilità?
– In Sicilia c’è un detto bellissimo: “ù puttiaru zoccu avi vannia, il venditore ciò che ha vende. Io sono così e così purtroppo o per fortuna mi devo accettare e mi dovete accettare. Assodato questo, onestamente non saprei se caso mai la mia situazione di uomo handicappato, abbia permesso di migliorare i miei pregi – qualora ce ne fossero oppure di aumentare il proliferarsi dei difetti che ho.
5- Secondo lei, in questo sistema di cose, questa società social dipendente, qual è la cosa principale che manca?
– È proprio la comunicazione fra gli uomini . Da quando vige la cossidetta comunicazione virtuale, non riusciamo a relazionarci guardandoci negli occhi che per me resta, se vogliamo, la più bella forma di rispetto e di autorità fra i soggetti. È grave, è inaudito sentirsi dire “va beh, poi mi mandi un messaggio”, eppure la persona alla quale dovevo parlare era dinnanzi a me. Ammetto la frenetica vita, ma delegare ad un freddo messaggio è assai penoso. E se proprio devo dirla tutta, è il nodo che ci sta facendo cadere verso una guerra celebrale dalla quale non ne usciremo più.
6- Parliamo di Amore. Più ricevuto o più donato?
– Non so se ho più dato o ricevuto amore. La base che mi interroga assiduamente è: ho saputo dare affetto sproporzionato a chi lo meritava? E poi è anche vero che tante volte mi sono speso tutto quello che avevo al livello psicologico, per poi ritrovarmi a mani vuote o quasi.
6- Arcangelo ha scritto parecchi libri: in tre aggettivi, quali peculiarità li accomunano?
– Amore, che secondo me resta tale anche nella poesia di protesta. Mi spiego meglio: se denuncio il degrado nella mia città, comunque questo è amore. E’ la voglia che fortunatamente ho per guardare la situazione generale e fare semplicemente poesia.
7- Il suo ieri e il suo domani: com’era e come si vede proiettato nel futuro?
Intanto voglio vivere a lungo per vedere la base che con tantissima difficoltà sto cercando di gestire assieme amici fidati e mia sorella che voglio vicina. Ho tante cose che voglio fare oltre a essere o meno poeta che resta comunque una stupidaggine. Ho necessità invece di trovare una collocazione seria o pseudo tale per essere d’aiuto agli altri e per ricevere una idonea ricompensa.
7- Il suo rapporto con la politica: fiducia o scetticismo?
La politichetta che ci hanno fatto annusare da dopo tangentopoli tutte le marionette che sono entrate a Montecitorio, non hanno fatto altro che distorcere il vero senso di politica che significa mettersi al servizio del popolo. Inoltre – elemento ancora più grave – ha fatto sì che non ci fosse più il senso di appartenenza per il partito, ergo, non sono più perché non ho la mia casa. Voglio andare a votare perché riconosco semplicemente che per mettermi in condizione di votare, hanno perso la vita quelli che hanno creduto in un sistema libero e democratico.
8- In quale personaggio storico o letterario si è riconosciuto nelle ideologie?
-Amo e soprattutto, da qualche tempo, sto cercando di studiare il nostro premio Nobel Luigi Pirandello. Mi lega a lui quel piglio intelligente e geniale della sua opera, le illuminazioni mentali della sua inesauribile fantasia. Fantasia che però denuda puntualmente la psiche umana
e quindi, come si fa a non essere affascinanti dal suo genio?
9- Signorello, nel corso della sua vita artistica fino ad oggi ha accumulato una vasta gamma di riconoscimenti: quale le ha lasciato il segno più profondo in emozione?
- Dottoressa Sturiale, pensi che era il lontano 1998, io ero ancora agli albori della mia carriera – se così la possiamo chiamare -quando di sorpresa al Premio Nino Martoglio città di Belpasso ( Ct) per il primo mio libro ho ricevuto la menzione speciale. Lì ho conosciuto l’immenso Andrea Camilleri che alla fine della premiazione, mi si avvicina e mi dice: “Signorello, bravissimo, continui così! È stata una sorta di benedizione laica perché, fortunatamente per me, non ho mai smesso, anzi tutto ebbe inizio da lì. Grazie Maestro Camilleri.
10- L’azione che l’ha fatta più soffrire: ritornando indietro nel tempo, come l’affronterebbe oggi?
-Guardi, sono parecchie le mie azioni che con il senno di poi, cerco di rimediare anche se come uomo sono soggetto al male. Una forbice taglia e basta… Sì c’è l’atto di pentimento, ma serve a poco quando hai operato malissimo. Per esempio quando sono andato, sempre per amor di poesia, al Premio “Maria Grazia Cutuli” – giornalista catanese corrispondente del “Corriere della sera” assassinata in Afganistan. Alla fine della premiazione, vedo una coppia di sposi anziani che si avvicina a me per salutare perché anche in quella occasione mi era stato dato un riconoscimento. Noto che l’uomo non parlava ma faceva gesti per farsi capire. Io avevo pensato: “vabbè! Questo è il solito scemo che immagina che sono sordo e mi parla gesticolando”. Invece era il padre della Cutuli. Ecco, per me, quella esperienza è stata come una coltellata inflitta sull’anima.
11- I poeti, queste anime delicate ed emozionate che leggono il mondo attraverso la sensibilità: qual è il poeta che la commuove maggiormente?
-Neruda senza dubbio, è il Poeta nell’Amore e dell’amore. C’è sua la meravigliosa lirica “Il Tuo Riso.
12- Disabilità e sessualità : problemi più urgenti da risolvere secondo Arcangelo Signorello?
Qui c’è un teorema da sviluppare. Anzitutto bisogna dare due notizie. Le pulsioni sessuali appartengono a tutti e vanno stimolate perché tutti abbiamo bisogno di fare sesso o di manifestare la nostra affettività. Altro elemento con cui fare i conti è la totale assenza di strumenti che potrebbero soddisfare certi istinti sessuali ed’amore. Per esempio, se abbiamo voglia di fare sesso non c’è la possibilità di un luogo degno e progettato per questo fine, tranne le case di appuntamento peraltro illegali e non risolvono il problema. Aggiungo, con rammarico estremo che mi stringe la gola, che vedo uomini disabili andare dalle prostitute o avere incontri occasionali spesso spenti ed irascibili. Di contro, al nord Italia, da tempo vi sono dei profili professionali formati appositamente per tale funzione. Lo si fa non per discriminare noi disabili dal resto degli uomini, ma bensì per salvaguardare l’importanza del gesto come fatto stupendo da vivere e un diritto di TUTTI. Siamo sudditi e sudisti ed anche per questa circostanza ci tocca essere schiacciati dalla disparità. Comunque il tema richiede un maggior approfondimento in apposite tavole rotonde con la presenza di professionalità e veri esperti in materia con comprovata esperienza diretta come portatore di handicap. Bisogna aggiungere che la donna, rispetto all’uomo disabile, subisce un’accentuata discriminazione in quanto l’uomo anche se malamente gestito ed occasionalmente, può avere la possibilità di fare tale bellissima esperienza; la donna non ha neppure questa possibilità. Potersi deliziare di ottimo sesso o meglio condurre una vita affettiva, salvaguardia da tutti i malanni o dalla maggior parte di essi. E’ un’ottima panacea. Ci sono altri due tasselli di cui parlare. Il primo è la mancanza di conoscenza del nostro corpo e l’impossibilità di prendersi cura di esso. Nonostante le nostre imperfezioni oggettive, si ha il diritto anche stavolta di assumere la totale coscienza e la padronanza di se e ottenere così un senso di ricerca di noi stessi.
E poi, lo penso senza alcuna remora: la Chiesa, fatta di uomini, non permette la libera espressione della propria sessualità come fatto assolutamente naturale ed istintivo creando nelle menti tabù e una visione peccaminosa di esigenze che Dio stesso ha benedetto. Quando due corpi si toccano, la porta del Paradiso si spalanca. Il sesso è altamente spirituale se lo si fa con onestà e pulizia d’animo. Dopo ben cinquanta anni d’età, ho scoperto che è un dono bellissimo dare ascolto alla propria sensibilità sessuale.
13- Approcciarsi ad una donna: la sensibilità è la strada più giusta per arrivare al suo cuore, secondo Arcangelo Signorello? Ci sono altre vie più idonee e quali sono? Dicevo che ho iniziato a essere un poeta grazie all’amore per una donna che secondo me doveva essere perfetta perché mi somiglia molto, quindi essere romantici è la prima mossa da fare, anche quando non sei corrisposto. Ma attenzione perché, soprattutto con i fatti incresciosi che purtroppo la cronaca oggi ci racconta e alla quale mi auspico non ci si abitui, non basta essere romantici, ma noi uomini dobbiamo stare vicino alle nostre donne, essendo noi supporto valido per loro. A lottare contro la violenza di genere dobbiamo essere noi e non loro, se è vero come che si è generato ogni singolo respiro dalla donna.
14 – Il “dopo di noi”, la famigerata legge 112\2016 che tante volte ha nominato: cosa si sente di dire alle autorità che fanno finta che essa non sia mai stata emanata e che ne fanno fonte inesauribile di speculazione?
-È una vergogna e lo affermo con cognizione di causa. Come ben diceva lei, dottoressa Sturiale, agli atti tale legge 112 è stata votata e messa in vigore dal governo italiano ma mai attuata secondo le esigenze di noi persone handicappate, adulti che vogliamo farci una vita al dì fuori dal contesto familiare, com’è giusto che sia. La legge 112\2016 infatti è stata approvata per poter fare sorgere delle case famiglia all’interno del territorio nazionale per ospitare le persone handicappate che vogliono condurre una vita autonoma o che hanno perso i familiari e, siccome quest’ultima cosa purtroppo fa parte dell’esistenza umana, occorrerebbe che nell’immediato la 112 venisse applicata approfittando di tutti i suoi vantaggi previsti. Un punto da dove si deve partire è sicuramente il “Durante Noi”. È un periodo in cui il figlio con handicap compie con i suoi genitori azioni per uscire dalla famiglia d’origine senza creare traumi, soprattutto dopo la morte dei genitori. Questo passaggio è fondamentale per dare il via al prossimo passo: il “Dopo di Noi”. Mi fa accapponare la pelle molto spesso il discorso della maggior parte dei genitori che dichiarano “preferisco vedere mio figlio morire prima di me”. È un atteggiamento molto miope nei confronti di un figlio che hai voluto, avuto ed amato. E’ un delitto autorizzato dalle autorità competenti che sprecano fior di quattrini e non propongono peculiari soluzioni per ogni singolo soggetto, così come la stessa legge prevede. Un altro punto molto interessante è quello di poter essere, non solo autonomi dentro una casa famiglia, ma potersi mettere a disposizione della collettività vivendola appieno: facendo la nostra spesa, andando a vivere la nostra città e soprattutto creando un’altra visione di noi in rapporto con gli altri. È proprio per dare questo significato, la legge 112 dice di fare sorgere queste piccole case famiglia composte da un massimo di cinque persone fra disabili e relativi accompagnatori, all’interno della città e non in periferia. Ultimo punto, non meno importante, è l’offerta di lavoro agli operatori, operatori scelti da noi disabili. La beffa è sempre la stessa: al nord la legge 112\2016 è stata applicata, al sud non ne siamo mai stati capaci. Vergogna!!!